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IN MORTE DI CARLO MAZZANTINI                 
 

Chiamato all’appello, il 28 dicembre 2006, di prima mattina, Carlo Mazzantini si è messo in viaggio per scalare le montagne della Luce. Nei suoi occhi le valli ed i monti della Valsesia, che, non ancora diciottenne, lo videro contrapposto in armi ad altri italiani, nella pur comune aspirazione di riscattare la Patria “perduta”. L’8 settembre del ’43 annichilì i sogni ed i progetti di quella generazione di giovani che scelsero il sacrificio supremo, in un’assurda contrapposizione fratricida.

Carlo mi disse che in quel tragico giorno di fine estate “l’Italia era finita” e che i ragazzi di allora, seppur da opposti schieramenti, ritennero che ormai non avevano altra scelta che salvare “ad ogni costo” l’onore del Paese. Fu un’esperienza che lo segnò per l’intera vita che - mi dichiarò un giorno - da allora volle dedicare alla memoria dei tanti ragazzi come lui, “amici e nemici”, che più volte riconobbe nei volti esanimi, confusi a terra tra le foglie del sottobosco, dopo ogni scontro.

Un’esperienza cruda, resa ancora più terribile dalla sconfitta e dalla memoria dei vincitori, seppure in parte recuperata, dopo tanti anni, dalla Storia. Le drammatiche vicende gli risparmiarono la vita ma non l’avventura, dapprima oltremare, poi in vari paesi europei. Si ristabilì poi in Italia, ed infine in un casale di campagna ai bordi della Villa Adriana, insieme alla moglie, la pittrice irlandese Onia Anne Donnelly, ed alle quattro figlie.

Fu scrittore, poeta, giornalista, opinionista, storico. Docente di Scienze Politiche all’Università “La Sapienza”, fu tra i redattori dell’Enciclopedia Treccani. Ha però voluto, fino in fondo, tener fede al suo impegno di riscattare la memoria di tutti gli eroici ragazzi della sua età, pubblicando diversi romanzi, molto apprezzati dalla critica, sui sentimenti e sugli avvenimenti di quel periodo. Ai tanti riconoscimenti che ebbe, nel 2005 l’Accademia del Desco d’Oro volle aggiungere quello di Accademico d’Onore, “preso atto della dimostrata condivisione degli scopi e delle finalità accademiche ed alla luce dell’impegno profuso nella valorizzazione dei sentimenti dell’amicizia e nell’esaltazione dei supremi ideali della riconciliazione e della fratellanza attraverso le sue autorevoli opere letterarie”.

Carlo Mazzantini entrava nel suo ultimo anno di vita quando, nel dicembre dello scorso anno, volle cercare di coronare il suo sogno di riconciliazione nazionale, facendosi promotore a Tivoli, insieme a diversi storici e combattenti partigiani, del
l’iniziativa popolare “Per una Piazza della Concordia”. «Un atto formale - scrisse - che abbia risonanza e sprone nell’intero Paese, cioè quello di intitolare una piazza della nostra città, che già possiede, a memoria di una millenaria vocazione, un antichissimo tempio della Pace, “alla Concordia Nazionale”… Intendiamoci, Piazza della Concordia, non piazza della cancellazione della Memoria! Cioè il luogo ideale dove deporre i rancori, i rimproveri, le passioni che quella memoria ancora a volte suscita e riversa su generazioni assolutamente innocenti, e non certo i ricordi del passato, che sono nel bene e nel male, la spina dorsale di un nuovo e più vero sentimento di identità nazionale». Ed il repubblichino Carlo Mazzantini lasciò stupiti molti quando qualche mese dopo, fu tra gli intellettuali che sottoscrissero per la nascita della lista politica La Rosa nel Pugno; ma non chi lo conosceva bene, come paladino del dialogo, della conciliazione nel pluralismo e, appunto, nella concordia. Ora Carlo risalirà quelle montagne dove è stato chiamato, per ricercare i suoi commilitoni e, con loro, i suoi “nemici” caduti, per ritrovarli, per stringerli tutti in un abbraccio infinito di fratellanza, nel sorriso della pace dilatata nel tempo e nella storia.
 

 
 

Gianni Andrei, 29 dicembre 2006

 
   

 

Un profilo di Carlo Mazzantini
 
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 Scrittore, giornalista, opinionista, storico, Carlo Mazzantini è nato a Roma nel 1925.

Dopo aver partecipato all’ultimo atto della seconda guerra mondiale, con l’Armistizio dell’8 settembre 1943, si unisce ai superstiti di un battaglione di Camicie Nere e combatte in Valsesia. Catturato, rischia la fucilazione ma è poi liberato.

Ha vissuto molti anni all’estero, dove ha sposato la pittrice irlandese Onia Anne Donnelly, da cui ha avuto quattro figlie.

E’ stato assistente alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma; ha insegnato nel Liceo italiano di Tangeri e all’Università irlandese di Galway. E’ stato, infine, redattore dell’Enciclopedia Treccani.

 Ha pubblicato il romanzo “A cercar la bella morte”, suo capolavoro, alla quinta edizione. Tradotto in inglese, il romanzo ha vinto il Foreign Fiction Award dell’ “Indipendent” nel maggio del 1992, per il quale Joseph Farrell scriveva: “Alcune descrizioni hanno la ossessionante intensità e il realismo di Goya ... Lo stesso Dostoevskij non avrebbe potuto ricreare con maggior precisione la ferocia del momento e l’amarezza del dopo”.

Ha inoltre pubblicato il saggio “I Balilla andarono a Salò”, il romanzo autobiografico “Ognuno ha tanta storia”, il romanzo “Amor c’al cor gentil”, la raccolta di versi “Restano le nuvole”.

Nel 1997, a cura di Dino Messina, sono uscite le testimonianze parallele sue e di Rosario Bentivegna, dal titolo “C’eravamo tanto odiati”.

Nella primavera del 2005 ha pubblicato “L’ultimo repubblichino”, che ha ottenuto un enorme ed immediato successo di pubblico e di critica.

 E’ promotore della costituzione di un “movimento popolare”, a carattere nazionale, a favore della “Riconciliazione storica”, ritenuta una esigenza dei nostri tempi.

 

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